
APE – anticipo pensionistico – uno strumento per rendere flessibile la data del pensionamento di vecchiaia
Il Governo ha iniziato la marcia di avvicinamento per approvare una legge che consentirà di andare in pensione fino a tre anni prima del raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia, utilizzando un anticipo finanziato dalle banche (il pagamento della pensione sarà sempre a carico Inps) da restituire in 20 anni a rate e con i relativi interessi con trattenuta sulla futura pensione definitiva.
Dal 2017 gli uomini potrebbero accedere all’APE a partire dai 63 anni e 7 mesi e le donne a far tempo dai 62 anni e 7 mesi. La pensione futura sarà gravata di una trattenuta, dal 3% al 15%, per restituire il prestito. La norma di legge dovrebbe prevedere un contratto di assicurazione sul prestito, a copertura del rischio di decesso del soggetto prima dei 20 anni di ammortamento, senza costi per il pensionato, al quale non possono essere chieste garanzie reali (esempio: sulla casa di proprietà).
Ci saranno detrazioni fiscali per proteggere i lavoratori in difficoltà, riducendo di fatto il peso della rata da restituire. Non si prevede, ad oggi, un anticipo per accedere 3 anni prima alla pensione di anzianità, in pratica quella che si ottiene nel 2016, 2017 e 2018 con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Il Governo ha affermato che i lavoratori interessati alla pensione di vecchiaia anticipata APE non dovranno rapportarsi con banche o assicurazioni (finanziatori privati) ma continuerà ad avere come unico interlocutore istituzionale l’INPS.
E’ necessario precisare che ad oggi manca un testo definitivo per fornire dettagli precisi e valutazioni obbiettive. Pertanto è bene iniziare a parlarne, ma affrontando il tema con cautela e prudenza essendo una vera novità nel panorama previdenziale degli ultimi decenni. Inoltre la Commissione Europea vigila per limitare al massimo i ritiri anticipati dal lavoro per la sostenibilità finanziaria dei sistemi di previdenza di ogni singolo Paese.
Definizione di APE
L’APE (anticipo pensionistico) ha la struttura del prestito che inizialmente avrebbe effetto sperimentale per un triennio 2017-2019. Il lavoratore in possesso dei requisiti di età (classi del 1951/1952/1953) e contribuzione (si ipotizza almeno 20 anni di contribuzione) potrebbe chiedere un anticipo della propria pensione in formato ridotto, erogato dalle banche attraverso l’INPS che resterà l’interlocutore principale. Una volta raggiunti i requisiti di età della pensione pubblica definitiva, il lavoratore restituirebbe in 20 anni a rate sull’assegno pensionistico il prestito comprensivo del capitale e degli interessi (ammortamento). Sarà prevista anche una specifica copertura assicurativa in caso di decesso del percipiente.
Il meccanismo della restituzione a rate sarà diversificato per le diverse categorie destinatarie dell’APE (disoccupati di lungo periodo, lavoratori interessati da crisi aziendali, accesso su base volontaria). Per attenuare l’onere della rata da restituire si ipotizza la possibilità di detrazioni fiscali specifiche, che sarebbero più elevate per redditi ridotti e per i disoccupati di lungo periodo.
Il Ministro Poletti dopo il primo incontro con i Sindacati ha affermato che: “…… abbiamo iniziato una valutazione di merito sulle tematiche individuate e che, naturalmente, non ha portato a delle conclusioni ma ci ha consentito di iniziare a definire i termini delle questioni che abbiamo davanti e a fissare il calendario dei prossimi incontri”. Sul tema della previdenza – ha chiarito il Ministro – abbiamo convenuto di proseguire il confronto, sia sull’aspetto della flessibilità in uscita, sia sull’aspetto delle problematiche che interessano le persone già in pensione (non tax area, rivalutazione e altri temi scottanti). Per quanto riguarda il primo, va detto che non può essere ridotto al solo anticipo pensionistico: c’è una valutazione che riguarda altre problematiche, a partire dal fatto che i lavori non sono tutti uguali. Consideriamo opportuno, quindi, prevedere che il costo che deve essere sostenuto dallo Stato per realizzare questa operazione venga destinato, in particolare, a quei cittadini che hanno situazioni più problematiche: ad esempio, a chi ha perso il lavoro, ha esaurito gli ammortizzatori sociali e non ha ancora raggiunto l’età per la pensione, ma anche a chi svolge un’attività particolarmente pesante ed usurante. Gestire tutte queste variabili rende il lavoro da fare molto complesso”.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Nannicini ha spiegato che il meccanismo di anticipo pensionistico sarà sperimentale per tre anni e che riguarderà dal 2017 i nati tra il 1951 e il 1953; nel 2018 verrà esteso ai nati nel 1954 e dal 2019 ai nati nel 1955. Dopodiché dovrebbe diventare strutturale. In pratica, chi è distante meno di tre anni dall’accesso alla pensione di vecchiaia potrà chiedere all’Inps di certificare il requisito e di accedere al prestito. Il montante pensionistico sarà quello raggiunto al momento della richiesta dell’anticipo, mentre il coefficiente di trasformazione per calcolare la pensione, sarà quello del momento nel quale si raggiunge l’età di vecchiaia definitiva. All’INPS competerà il ruolo di intermediario con gli istituti finanziari che anticiperanno il capitale. Il prestito, ha spiegato Nannicini, sarà “senza garanzie reali” e in caso di premorienza non ci si rivarrà sugli eredi.
Schema possibile dal 2017
Un lavoratore o lavoratrice dipendenti nati tra il 1951 e il 1953, il diritto dovrebbe coinvolgere anche i lavoratori autonomi e i pubblici dipendenti, potranno chiedere di andare in pensione fino a tre anni prima rispetto al requisito di vecchiaia (pari a 66 anni e 7 mesi, come definito dalla legge Fornero). Tale anticipo sarà a carico delle banche, ma erogato tramite INPS, garantito da un’assicurazione in caso di morte, e dovrà essere restituito in 20 anni sulla pensione pubblica futura, a un tasso di interesse da fissare, finendo così di pagare tali rate a 86 anni e 7 mesi.
Molti calcoli fatti da Società di informazione previdenziale indipendenti ipotizzano un tasso di interesse (il costo pagato alla banca per il prestito) dell’1,5%, considerato ragionevole dagli esperti di Palazzo Chigi. Il Governo afferma che il debito non dovrebbe andare oltre il 15% dell’importo lordo di pensione e come già ricordato con una riduzione ulteriore per i soggetti più svantaggiati.
In cantiere vi è pure la proroga dell’opzione donna e il restyling del riscatto della laurea, per renderlo più conveniente rispetto ai costi oggi richiesti dall’INPS. Sembra esserci da parte del Governo un’apertura anche su altri temi come i lavori usuranti (saranno ampliate le categorie che possono accedere ai benefici) e le carriere discontinue, con una possibile revisione delle ricongiunzioni onerose.
Requisiti per accedere alla pensione dal 2016 con le norme di legge già in vigore.
Con la riforma Fornero i nati nel 1951, 1952 e 1953, per raggiungere il requisito della pensione anticipata debbono versare fino a 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 1 anno in meno per le donne. In assenza di tale requisito possono accedere solo alla pensione di vecchiaia a partire dai 65 anni e 7 mesi per le donne, fino a raggiungere i 66 anni e 7 mesi per gli uomini. Come abbiamo detto in premessa questi lavoratori potrebbero essere interessati all’APE. Ovviamente sarà necessario predisporre conteggi precisi al fine di effettuare scelte consapevoli. In caso di esuberi per crisi aziendali la riforma Fornero ha introdotto una forma di prepensionamento denominata “ISOPENSIONE”, ma il costo dell’intera operazione è a carico dell’azienda e consente di anticipare fino ad un massimo di 5 anni l’accesso al pensionamento di vecchiaia e dell’anticipata. Ad oggi solo grandi aziende hanno utilizzato questo sistema visto i costi elevati da sostenere, vedremo se l’Ape darà uno strumento in più per gestire le situazioni di esubero e le crisi aziendali. Ricordiamo inoltre un altro diritto importante: gli uomini e le donne che abbiano compiuto o stiano per compiere i 63 anni e 7 mesi, non in possesso dei 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995 e con versamento di almeno un mese di contribuzione presso la Gestione separata INPS, possono ottenere la pensione anticipata purché sia maturato un importo lordo mensile pari ad euro 1.256 (legge del computo in gestione separata).
Rammentiamo inoltre la possibilità di raggiungere la pensione di vecchiaia, a partire dal 2 giugno 2016, con il nuovo part-time agevolato. Si tratta di un’opportunità, in accordo con l’azienda, per i lavoratori dipendenti a tempo pieno ed indeterminato del settore privato che maturano il diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018. Devono concordare con il datore di lavoro una riduzione dell’orario di lavoro in misura compresa fra il 40 e il 60 per cento. L’accesso al beneficio comporta il riconoscimento della contribuzione figurativa previdenziale (a carico della finanza pubblica) commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, in pratica la pensione futura non subirà nessun danno nel calcolo finale. La legge prevede inoltre l’erogazione in busta paga al dipendente che accede al citato beneficio di una somma pari alla contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro (24%) calcolata sulla retribuzione delle ore non lavorate. Tale somma non è soggetta ad IRPEF e non è assoggettata ad alcuna forma di contribuzione previdenziale (si tratta di un bonus mensile). Il diritto all’accesso al “part-time agevolato” è riconosciuto ai lavoratori in possesso dei seguenti requisiti e al ricorrere delle seguenti condizioni: titolarità di un rapporto di lavoro subordinato del settore privato, anche agricolo, con contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato e maturazione entro il 31 dicembre 2018 del diritto alla pensione di vecchiaia.